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È giunta l’ora di provare seriamente Drupal. Primi passi seguendo questa guida

Vediamo se mi perdo o se riesco ad orientarmi un po’

L’alba dei post viventi Era una notte buia e tempestosa. Ho sempre sognato di iniziare così un articolo 🙂 Scherzi a parte, la frase rievoca la precisa atmosfera che accompagna, per ogni inse…

Sorgente: Guida Gratuita per (ri)Animare il Blog di Classe

In questi giorni ho conosciuto un po’ di più le possibilità di un servizio come Open Street Map, una mappa costruita dagli utenti.
Ci si possono fare mille e mille cose: mi ci sto perdendo…

 

Spesso dalla lettura dei post del Mooc Loptis (Laboratorio online permanente di tecnologie internet per la scuola) nascono piste di approfondimento e di esplorazione. L’articolo “La chiusura è un disvalore” cita alcuni testi, ne ho scelto uno: La quinta disciplina, di Peter Senge.

quinta-disciplina

I commenti e i testi di Maria Grazia Fiore mi hanno incuriosito ancora di più e allora ecco che ho tra le mani questo testo che ho appena cominciato.

Già l’introduzione mi piace molto, le riflessioni che fa rispetto al “sistema di gestione dominante” mi confermano che si deve cercare di trovare strade alternative e stimolanti per la scuola di oggi in cui, troppo spesso, i nostri ragazzi sono considerati vasi da riempire e perdono strada facendo l’entusiasmo dell’apprendere e dello scoprire.

Delinea il futuro nel valore della collaborazione e della condivisione.

Di Senge nella introduzione citando persone significative e praticanti l’apprendimento organizzativo:

A modo loro, ognuno ha creato un sistema alternativo di gestione basato sul rispetto inveve che sulla paura, sulla curiosità invece che sull’insistente ricerca della risposta «giusta» e sull’apprendimento invece che sul controllo

e poi ancora:

Far si che le organizzazioni apprendano è possibile, perchè nel profondo siamo tutti discenti. Nessuno deve insegnare a un infante come si apprende. In effetti, agli infanti nessuno deve insegnare alcunchè. Essi sono per natura discenti curiosi ed energici, che imparano a camminare, a parlare e in larga misura a gestire i loro affari a modo loro.

Infine:

I singoli entrano nelle aziende come persone brillanti, ben istruite e piene di energia, con una gran voglia di fare qualcosa di diverso. Ma già a trent’anni soltanto pochi restano “in campo”, mentre gli altri semplicemente “mettono a disposizione il loro tempo”, per poi fare ciò che veramente li interessa durante il fine settimana. Essi perdono il commitment, l’impegno, il senso della missione e l’eccitazione con cui avevano cominciato le loro carriere.

Aspettiamo con ansia e curiosità questo appuntamento.

Antomaestra7

Martedì 10 giugno

Presso la Scuola Primaria “C. Collodi” a Paderno d’Adda (ICS Robbiate -Lc-)

alle 0re 15.30

incontro con il prof. Andreas Formiconi

“Dal laboratorio alla classe e dalla classe al laboratorio,

un continuo viaggio di andata e ritorno”

Discussione e confronto sulla tecnologia libera a scuola: consigli e sconsigli

http://iamarf.org/2014/05/09/il-laboratorio-itinerante-loptis/

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Interessante visione di quello che è l’introduzione della tecnologia nella scuola, con uno sguardo al futuro

dei libri passati presenti e futuri

Sono almeno sei gli articoli che mi piace approfondire questa settimana, anche se poi in fondo gli argomenti sono solo due, ma piuttosto sostanziosi: il meticciato cartaceo-digitale e la sempiterna querelle delle tecnologie nella scuola.

Il primoargomento viene affrontato da un recente articolo del Guardian che sottoscrivo sin dal titolo: Paper vs digital reading is an exhausted debate. L’articolo parte dall’affermazione di Tim Waterstone, il fondatore delle omonime librerie, secondo il quale “la rivoluzionedigitale sta per finire e la carta resisterà“.  Se sulla primaparte della frase l’autore dell’articolo non si dice giustamente molto convinto, la seconda non ha motivo di essere negata, dal momento che il futuro che ci aspetta è ibrido e lo resterà saldamente fintanto che l’ebook non si emanciperà da una tenace mimesi del modello cartaceo e intraprenderà una via tutta sua per dare vita a nuove modalità di elaborazione…

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Continuano le proposte per imparare ad usare il wiki nella scuola e non solo.

Attraverso l’uso di wikiesploriamo prendiamo familiarità con questo strumento di scrittura collaborativa che ci permetterà di avere a disposizione un ambiente di lavoro utile sia con i colleghi che con i nostri alunni.

Abbiamo iniziato con una prima proposta (creare le pagine) e ora il percorso continua con una seconda idea: come tenere ordinato il contenuto di una pagina facendo uso degli stili con la possibilità di creazione automatica di un indice dei contenuti.

Esercitiamoci anche a tenere traccia delle discussioni facendo uso dei commenti. Per fare questo è necessaria la registrazione a wikispaces.

Bella questa scuola, dove al centro c’è la persona con i suoi interessi, la sua specificità e la voglia di valorizzare queste risorse.

LABADEC

 

La scuola peggiore si limita ad individuare capacità e meriti fin troppo evidenti; la scuola migliore scopre capacità e meriti lì dove sembrava che non ce ne fossero.

La scuola peggiore è quella che esclama: “meno male, ne abbiamo bocciati 7, finalmente abbiamo una bella classetta”; la scuola migliore è quella che dice: “che bella classe! non ne abbiamo perso nemmeno uno”.
La scuola peggiore è quella che dice: “qui si parla solo se interrogati”; la scuola migliore è quella che dice: “qui si impara a fare domande”.
La scuola peggiore è quella che dice: c’è chi è nato per zappare e chi è nato per studiare”; la scuola migliore è quella che dimostra che questa è un’idea veramente stupida.
La scuola peggiore è quella che prefersice il facile al difficile; la scuola migliore è quella che alla noia del facile oppone la passione del difficile.
La scuola peggiore è quella che dice: “ho…

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MadBob

Egregio Dott. Renzi,

mi permetto di distoglierla per qualche minuto dall’analisi e dallo studio delle ben note emergenze che affliggono il nostro – dopotutto – amato Paese per muovere qualche modesta e spero costruttiva osservazione. Del resto, essendo l’Italia una nazione di lamentoni, puo’ non risultare del tutto strano che qualcuno si risenta di una affermazione che, nell’intento, sicuramente voleva invece essere stimolo all’innovazione, alla trasparenza e al cambiamento.

Mi riferisco qui alla oramai celebre frase da lei pronunciata l’altro ieri, come sempre rimbalzata ed amplificata dai media: “Proporremo che il patto di coalizione sia un file Excel”.

Premesso che ritengo faziose e strumentali le repliche ricevute, incentrate piu’ sulla sua sottile e dissacrante battuta in merito al “linguaggio democristianese” che non sul sottinteso – e, almeno da me, gradito – invito ad una maggiore chiarezza di intenti e metodi, vorrei scendere nel merito della figura retorica da lei…

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